I poteri del sé superiore

 

Ci siamo mai domandati chi ascolta e controlla la voce della nostra mente? Chi osserva i nostri sogni quando dormiamo? In quale processo mentale realmente si riconosce la nostra individualità quando siamo coscienti?

Essere uniti ad un certo tipo di mente, come ad esempio quella sub-conscia o quella conscia, può servire per assicurarci la riproduzione, la sopravvivenza o la soluzione ad un problema pratico ma non può proteggerci dagli effetti decisivi, dalla qualità delle nostre azioni o dei nostri pensieri, né può guidarci alla vera evoluzione che in breve consiste nell’arrivare ad una connessione stabile con una mente più saggia ed avanzata (mente super-conscia) che potremmo intendere come l’ambasciatrice della nostra “parte divina”, quella parte di coscienza universale che sceglie di fare esperienza di se stessa in questo mondo, che si auto-osserva perfezionandosi, vita dopo vita. Traduce, in sé, gli insegnamenti di quella che normalmente chiamiamo “anima” e viene spesso definita “voce del cuore” o della “coscienza” dato che assorbe e trasmette virtù come la compassione, l’amore, la pazienza, il perdono.

Ma quella di dare un nome è più un’usanza umana che una reale necessità. Tuttavia, il termine più idoneo per stabilire una risorsa simile, in quanto richiama la sua corretta sistemazione rispetto all’insieme corpo-mente-anima, è Sé Superiore. Questo Sé sa ogni cosa di noi, compreso il nostro futuro che, cambiando continuamente in funzione delle nostre scelte e della forza dei nostri pensieri, rappresenta solo una potenzialità e non è mai prestabilito.

Diventa un potente alleato quando ci mettiamo in una modalità di osservazione, quando percepiamo la vita nel momento presente privi da qualsiasi credenza, ed è la sola “voce” a cui credere e che può guidarci verso il progresso spirituale. Va separato dal Sé Inferiore (mente sub-conscia, gestita dall’emisfero destro) che raccoglie e invia dati in modo irrazionale (come paure, istinti, impulsi, capacità artistiche, ricordi ancestrali, modelli) e dal Sé Intermedio (mente conscia, gestita dall’emisfero sinistro) che si limita a far passare razionalmente i flussi di informazioni che gli arrivano da ambo le parti.

Dobbiamo perciò riconoscere la presenza di una “mente illuminata”, in apparenza distaccata dal corpo fisico, che comunica con l’altra parte del “velo” stabilendo i compiti e gli scopi più elevati dell’essere. Una mente le cui manifestazioni non sono frutto di elaborazioni come negli altri casi ma derivano dall’ingresso al sapere più raffinato, sapere che non è determinato dall’ambiente fisico in cui vive il corpo ma dalla comunicazione sottile con una dimensione le cui informazioni di grado superiore sono immediatamente integrabili e possono modificare e aumentare la nostra percezione di realtà.

Nel momento in cui siamo congiunti alla sua saggezza viviamo nel “qui ed ora”, liberiamo noi stessi dalle interpretazioni delle altre menti, manipolabili e conflittuali, e ci avviciniamo al nostro vero scopo, ma quando questo non succede, quando non siamo in pace con noi stessi, le informazioni che ci invia vengono rifiutate o male interpretate e prima o poi ci assale un senso di insoddisfazione e di un nascosto disagio che puntualmente tentiamo di soffocare con le false esaltazioni di un ego ingigantito.

Questa specifica guida, che è molto simile ad un “custode interiore”, comunica con noi attraverso sensazioni, visioni, intuizioni e con esse ci porta a immaginare e realizzare un determinato percorso o un determinato accadimento. Tuttavia, se ritiene opportuno “ripulire” il nostro essere da inutili e persistenti sovrastrutture, può anche portarci a consegnarci al dolore della solitudine, della disperazione o della malattia facendo emergere le debolezze e i difetti di cui ci vuole rendere coscienti. Ha una sola richiesta, che le si dia ascolto in modo sempre più costante fino ad una unione quasi permanente.

L’ottenimento di uno stato simile qualcuno lo chiamerebbe “illuminazione” assegnandolo in genere a pochi eletti, ma in realtà dovrebbe essere la vera e unica condizione in cui tutti dovrebbero esistere. Quello che ci impedisce questa condizione sono quelle unioni ad altre parti di noi che allo stato effettivo si sono sviluppate oltre il dovuto e che una minoranza del genere umano sta pilotando per sottometterci, ostacolando la nostra libertà e il nostro potere.

E’ TEMPO DI CAMBIARE

Quanto appena detto ci fa capire che la realtà, come la definiamo, dipende fondamentalmente da come decidiamo di interagire con essa, detto in altre parole, dalla modalità in cui ci poniamo mentre focalizziamo i nostri obiettivi. Utilizzare lo “strumento” giusto è in sostanza solo questione di pratica e maturità. Occuparsi alla riconquista del nostro vero Sé non ci allontanerebbe dalla vita sociale o familiare per come la intendiamo, al contrario, ci permetterebbe di vedere con più chiarezza chi siamo e dove stiamo andando.

Per quanto in ogni epoca non siano mancate delle eccezioni, siamo sempre stati uniti alla parte di noi più utile e efficiente al ciclo di cui facciamo esperienza. Quindi, se all’inizio della nostra storia, similmente ad un’infanzia, ha prevalso la nostra parte istintiva ed emotiva e in seguito, in epoche più mature, quella razionale e intellettuale, ora è il tempo di unirsi alla nostra “saggezza interiore” per trasformare la nostra vita in qualcosa di più elevato.

Ricordiamoci chi siamo, della nostra natura divina: non siamo robot difettosi e neanche schiavi come qualcuno vorrebbe farci credere ma esseri “spirituali” straordinariamente potenti. Quel Creatore, di cui spesso abbiamo modificato gli insegnamenti, ci lasciò a suo tempo una parte di sé ma anche la possibilità di scegliere, di usare il nostro libero arbitrio, per ritrovare la “strada di casa” e unirci nuovamente in consapevolezza alla sorgente originaria che esso stesso rappresenta dopo un adeguato periodo di esperienza.

Sta a noi decidere che modalità sperimentare, sta a noi far sì che questa esperienza sia di buon esempio e più piacevole possibile. Quindi meditiamo su quello che siamo: esseri passivi, che agiamo senza iniziative proprie incapaci di guadagnarsi la libertà, oppure esseri consapevoli che stabiliscono il loro destino?

 

 

Fonte: http://compressamente.blogspot.com/2014/02/i-molti-se.html

 

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